Assumiamoci il Rischio della Responsabilità per essere veramente vivi
Responsabilità non significa assenza di rischio
Età diverse, responsabilità diverse.
Dobbiamo sempre agire al meglio delle nostre possibilità. Questa è la nostra sacra responsabilità umana
(Albert Einstein)
Responsabilità non significa assenza di rischio
Iniziamo ponendoci delle domande e, stimolati anche dalle citazioni che corredano la lettura di questo scritto, mettiamoci in discussione.
Riflettiamo su cosa ci siamo mai aspettati dalle nostre azioni e cosa, realmente, abbiamo desiderato e desideriamo essere. Ci stiamo accontentando di quel che siamo o ci spingiamo al limite, ed oltre, delle nostre possibilità agendo per il meglio? (Parafrasando Einstein)
Pensiamo sia una cosa abbastanza comune ai più che, fin da piccoli, la responsabilità che ci era stata “insegnata” o, meglio, per come noi la avevamo compresa e interpretata, era di:
- non combinare guai
- “rigare dritto”
- fare i compiti
- rispettare gli altri
- ubbidire alle regole
- non avere grilli per la testa
- “sistemarsi” (trovare un lavoro e metter su famiglia)
- lavarsi bene i denti prima di andare a letto….e chi più ne ha più ne metta!
Età diverse, responsabilità diverse.
In quest’ottica, la responsabilità sembra esser un percorso definito da doveri (per alcuni obblighi) che si susseguono in un determinato spazio temporale.
A diverse età corrispondono diverse responsabilità. Tanto più crescerai, tanto più responsabilità ti assumerai, tanto meno trasgredirai, tanto meno sarai irresponsabile, tanto più sarai una persona retta e affidabile. Tutto per arrivare ad essere “una brava persona, seria e responsabile”. Per molti, questa è l’essenza della responsabilità. Ed anche della vita. Questo è vivere una vita responsabile. E su questo nulla da eccepire. Vero?
Ma siamo sicuri di poterla chiamare Vita, nel senso più ampio del termine? Siamo sicuri che questo malinteso senso di responsabilità ci porti a vivere una vita piena e significativa? Una vita che cerca “sicurezze” e rifugge il rischio di poter sbagliare per la paura di essere giudicati, una vita appiattita nella quale non prendere posizione, una vita omologata e allineata al far le cose “responsabilmente corrette”? Una vita non al massimo delle nostre possibilità e potenzialità?
Questa visione ci porta a non essere, né a diventare responsabili! Vivere costantemente nella nostra accogliente zona di comfort e lasciare che le scelte di responsabilità siano dettate da altri ha poco di responsabile.
E tra le altre cose, ci piacerebbe tanto sapere cosa vuol dire (e come si fa a) bere responsabilmente, fumare responsabilmente, giocare responsabilmente, guidare responsabilmente, ecc. ecc. responsabilmente.
La responsabilità, in questi casi, diviene un limite, l’unità di misura del vago, del soggettivo, di un’interpretazione giustificativa che alleggerisce la coscienza, lasciando ancora una volta alle conseguenze delle nostre azioni una possibile giustificazione assolutoria.
Quindi essere responsabili significa semplicemente non esser irresponsabili?! Forse lo scopriremo alla fine di questa pagina.
Ponzio Pilato
A volte il fuggire le responsabilità, quindi il non esser responsabili e nemmeno irresponsabili, ci colloca in un limbo di immunità, assolvendoci da azioni che non abbiamo commesso, ma che abbiamo permesso.
Pilato prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!
Vangelo di Matteo
Il non aver agito nel momento in cui prevenire il danno sarebbe stato possibile e doveroso, indipendentemente dal fatto ci potesse vedere coinvolti direttamente, fa tutta la differenza del mondo.
Proprio per questo la responsabilità diventa fondamentale anche nelle nostre piccole azioni (od omissioni) quotidiane. E’ necessario dare concretezza alla responsabilità, arricchendola di un elemento affettivo, senza il quale rischia di rimanere un concetto astratto e poco praticabile, lasciandola in balia del “responsabilmente corretto”.
La responsabilità risiede nell’interesse che nutriamo verso gli altri, nella cura e nell’impegno che mettiamo nelle nostre relazioni, nelle attenzioni che desideriamo donare in maniera disinteressata al prossimo, nel ricercare sempre il meglio gli uni per gli altri.
La responsabilità, che è di tutti, è quella di rendere il mondo un posto migliore con piccoli gesti quotidiani. Anche lavandosi i denti!
Responsabili di scelte irresponsabili
[…] Io cambierò, è l’ultima volta che faccio cose come questa, metto la testa a posto, vado avanti, rigo dritto, scelgo la vita. Già adesso non vedo l’ora, diventerò esattamente come voi: il lavoro, la famiglia, il maxi televisore del ca..o, la lavatrice, la macchina, il cd e l’apriscatole elettrico, buona salute, colesterolo basso, polizza vita, mutuo, prima casa, moda casual, valigie, salotto di tre pezzi, fai da te, telequiz, schifezze nella pancia, figli, a spasso nel parco, orario d’ufficio, bravo a golf, l’auto lavata, tanti maglioni, natale in famiglia, pensione privata, esenzione fiscale, tirando avanti lontano dai guai, in attesa del giorno in cui morirai
Mark Renton così facendo si è omologato ed è diventato “responsabile”. Pensiamo di no! O forse si?
Alla fine dei conti, gli irresponsabili e quelli che scappano dalle responsabilità sono altri. In questo mucchio selvaggio, ci possiamo trovare chi non riesce a confrontarsi con la realtà e non riconosce i propri limiti, chi non agisce per paura di esser giudicato, chi ha “ereditato” o si è comprato un presente di false sicurezze, chi costruisce il proprio futuro e non pensa a quello degli altri.
In maniera paradossale, si dovrebbe esser responsabili anche delle proprie scelte irresponsabili
Essere responsabili per sé stessi e per gli altri è rendersi più completi ogni giorno, rischiando e andandosi a cercare le responsabilità.
Pensate a quanti Irresponsabili di successo hanno cambiato le nostre abitudini, il nostro modo di vivere, le nostre prospettive ed orizzonti. Oggi vengono chiamati visionari, innovatori, lungimiranti ma un tempo: pazzi, incoscienti, sognatori, irresponsabili.
Qualche nome di persone irresponsabili
Steve Jobs (che lasciò un posto alla Atari, vendette il suo pulmino e si mise in proprio nel suo garage), Jeff Bezos (Nel 1994 Bezos lascia il suo lavoro da 223.000$ annui per fondare nel garage di casa sua, dopo aver redatto il business plan del progetto in un viaggio in fuoristrada da New York a Seattle: dove prevedeva di non fare profitti per i primi 4-5 anni). E la lista di questo tipo di irresponsabili non ha fine.
Queste persone illuminate, oltre ad avere un garage, hanno rischiato, sono andate controcorrente, non hanno fatto scelte responsabili (per gli altri), hanno deciso di spingersi oltre i limiti loro e, soprattutto, degli altri. Hanno deciso di vivere in maniera piena le loro vite!
Sono stati responsabili delle loro scelte irresponsabili…ed hanno avuto ragione!
Nel fare ciò non c’è nulla di più libero e potente che cercare il pieno sviluppo personale, la propria crescita e l’evoluzione del sé.
VENITE A SCOPRIRE COME SI PUO’ FARE.
Pensiamo che questa sia responsabilità!
Ci Leggiamo alla prossima!