La donna non chiede per ottenere ciò che desidera.

DESIDERI DI DONNE

Spesso ci siamo chieste come doveva essere la nostra vita.

Abbiamo ripensato velocemente al nostro percorso e ci siamo chieste se quello che abbiamo ottenuto era quello che volevamo o se potevamo ottenere di più. Se ogni volta che ci siamo trovate davanti ad un bivio, abbiamo intrapreso la strada giusta o quella errata.

 

LE DONNE NON CHIEDONO MA SI ADATTANO

Esistono molti studi in psicologia che affermano che la donna, molto più dell’uomo, non chiede, per ottenere ciò che desidera, piuttosto è portata ad accettare ciò che trova o che le viene offerto.

Linda Babcock e Sara Laschever della Princeton University, nel libro “Women don’t ask”  spiegano  questo comportamento come una propensione della donna ad accontentarsi. Senza grandi aspettative per non rimanere delusa.

Infatti, mentre l’uomo sente di avere dentro di sé il controllo della propria vita ed è orientato a fare azioni per raggiungere i suoi obiettivi e ciò che desidera, a raccogliere informazioni per decidere come farlo, a dare un valore economico a tutto ciò che fa, la donna tendenzialmente agisce convinta che la sua vita e le sue possibilità non dipendano solo dalle sue azioni: il centro di controllo della sua vita è fondamentalmente spostato fuori da sé e condizionato da fattori esterni a cui lei risponde, in un ambiente in cui le circostanze si possono modificare.

Se pensiamo al mondo del lavoro, le donne sono più orientate ad accettare ciò che viene offerto loro, sia come ruolo che come retribuzione, quasi con un senso di gratitudine innato.

 

GLI SCHEMI MENTALI DI GENERE

Da sempre la donna sa che la sua vita e i suoi diritti sono stati condizionati da fattori esterni e prima di tutto dall’uomo. Un tempo le era vietato l’accesso allo studio, al voto, la libertà di esprimere le sue idee.  Ancora di scegliere una professione remunerata fuori di casa o addirittura il diritto di gestire il suo stesso corpo.  Parliamo di pari opportunità nel mondo del lavoro, dell’istruzione e della famiglia. Siamo sensibilizzati contro le violenze e discriminazioni sulle donne ed è difficile credere che siamo ancora così condizionati.

Eppure possiamo essere consapevoli e accettare come questi retaggi rispondo e risponderanno a lungo a degli schemi di genere che più o meno volontariamente possediamo e ancora tramandiamo ai nostri figli.

 

UNA CULTURA EREDITATA

Possediamo delle mappe mentali che ci aiutano ad identificare le persone. Sin da bambini abbiamo imparato ad osservare gli altri, a differenziare attributi fisici, le preferenze, i ruoli,  le competenze e i comportamenti tra uomo e donna, grazie all’osservazione del mondo degli adulti. Certamente avere osservato che mentre la mamma preparava il pranzo e serviva a tavola, il papà riparava un tubo del lavandino ha influenzato questo schema di genere. Questi messaggi arrivano ad un bambino anche attraverso altre fonti. Spesso nei libri o film di animazione. Il personaggio principale è maschio, portato all’azione al coraggio e alla forza. La figura femminile è al suo fianco con un ruolo di sostegno emotivo e morale del protagonista.

Crescendo ci siamo identificati e abbiamo definito la nostra propensione. Verso attività più maschili o femminili, non senza un lontano senso di giudizio da aspettative di genere che agiscono dentro di noi. Una sorta di normativa paterna o materna che ci dice cosa è giusto e cosa è sbagliato.

 

GLI STEREOTIPI INCONSAPEVOLI E LA DISCRIMINAZIONE UOMO/DONNA

Anche se pensiamo di essere più emancipati, e di non possedere più una mentalità “antiquata”, possiamo comprendere di avere idee che appartengono a schemi di genere. Questi schemi, a volte, ci rendono discriminanti perché ci condizionano e ci portano al pregiudizio verso:

  • la differenza di comportamento, accettiamo più facilmente un uomo assertivo, ambizioso e dominante.  La donna deve esser più accogliente, amichevole e sensibile piuttosto che il contrario.
  • la differenza di educazione che ci è stata data da bambini, grazie alla quale una maschio impara a difendersi, a lottare per quello che vuole e a confrontarsi in grandi gruppi per emergere. Alla bambina viene insegnato a condividere, ad essere gentile e ad avere amicizie basate sulla comprensione reciproca;
  • la spartizione delle competenze, grazie a cui accettiamo più facilmente ad esempio la leadership di un uomo direttivo, carismatico e di potere. In una donna, invece, la leadership può essere considerata arrivista e aggressiva o un segno di maleducazione;
  • la distribuzione dei ruoli per cui un padre che si occupa a tempo pieno della gestione della casa e dell’accudimento dei figli, difficilmente lo accettiamo come uomo di valore ma piuttosto un viene etichettato come un debole senza orgoglio maschile, mentre nello stesso ruolo una donna e perfettamente riconosciuta ;
  • la differenza nell’aspetto fisico, per cui accettiamo più facilmente un uomo grande e energico rispetto ad uno più gracile e gentile, così come riconosciamo meglio una donna graziosa e garbata rispetto ad una più vigorosa e scomposta;
  • la distribuzione delle competenze professionali o personali;
  • la diversa capacità di gestione del rapporto di coppia;
  • la diversa capacità di comunicazione;
  • le aspettative sociali o famigliari;
  • la responsabilità verso i figli;

Inevitabilmente rispondiamo a schemi che sono stati funzionali e importantissimi per creare equilibrio nelle relazioni. Schemi che però hanno identificato l’uomo e la donna discriminando idee, obiettivi e opportunità senza lasciare la libertà di realizzarsi nella propria vita semplicemente come Persona.

 

LA STORIA DI FEDERICA E  IL SOGNO SPORTIVO NEGATO

Federica è una ragazza responsabile, brava a scuola, anche se l’adolescenza aveva portato alti e bassi nello studio e qualche piccola ribellione verso i suoi genitori. Una ragazza coscienziosa di cui i suoi genitori erano fieri. Man mano che si avvicinava la conclusione delle scuole superiori avrebbe dovuto decidere che cosa fare del suo futuro. Sin da bambina il sogno era di andare alle olimpiadi. Francesca è una sciatrice, la neve e lo sci sono la sua passione. Un amore ereditato da suo fratello che sin dall’infanzia hanno visto come la promessa di famiglia.

Con il tempo, per quanto molto brava, Federica è rimasta sempre seconda rispetto a suo fratello. Un grosso limite visto che lui crescendo non raggiungeva più i risultati di una volta.

Avvicinandosi la maturità e quindi l’eventuale scelta di un percorso universitario, Federica era entrata in una profonda crisi sia con la scuola che con lo sci. Non sapeva quale fosse la sua strada. Aveva valutato di iscriversi a psicologia all’università visto che sin da piccola aveva uno spiccato senso di comprensione e curiosità verso gli altri.

Il tempo passa e i genitori di Federica la mettono davanti alle sue scelte e la invitano a fermarsi. per rivedere tutto ciò che le stava succedendo intorno. Non riconosceva più la passione e la determinazione per lo sport. Stava sfumando il sogno, non quello di aiutare gli altri, ma la sua passione per lo sci. Lei l’eterna seconda per non deludere le aspettative di famiglia aveva perso la passione e aveva smesso di sognare.

Federica comprende che non poteva realizzare il suo sogno perché avrebbe rischiato di rubare il posto a suo fratello.

Quante volte si era sentita bloccata davanti alla domanda “Che cosa desideri dalla tua vita?”

Grazie ai genitori Federica ha affrontato un percorso di crescita personale. Così ha aperto un dialogo profondo con se stessa.  Ha ritrovato il suo desiderio oscurato dalle aspettative della famiglia ed esterne. Si era negata il diritto di poter essere lei prima nello sci accontentandosi di stare in secondo piano rinunciando alle sue ambizioni. Aveva avuto paura di sembrare in competizione col fratello e di scontentare i suoi genitori. Quando tutto le è stato chiaro ha potuto affrontare i suoi genitori e suo fratello ritrovando l’insegnamento di suo padre e sua madre a non essere mai seconda a nessuno e di avere il diritto di realizzare se stessa non solo come donna ma prima di tutto come Persona.

 

PERMETTERE A SE STESSA DI ESPRIMERSI ATTRAVERSO I DESIDERI

Genitori, insegnanti, manager, educatori o allenatori hanno un ruolo chiave per insegnare sia alla donna che all’uomo del futuro: possono proporre in famiglia, come nel lavoro e in società, una nuova cultura basata sull’accettazione delle differenze intese non più come un limite discriminante ma un’opportunità di vantaggiosa per tutti.

Le competenze femminili di relazione, creatività ed empatia, sono importanti anche nell’uomo, possono portare eterogeneità nei team di lavoro o ancora un diverso punto di vista davanti a relazioni o strategie aziendali affrontate sempre da un punto di vista prettamente maschile, competitivo e centrato al raggiungimento economico.

Ciò che ogni donna ha da dire attraverso il modo di essere, il punto di vista, l’esempio, la sua professionalità e l’espressione di ciò che pensano e desiderano, è un valore inestimabile che per prima la donna deve imparare a riconoscersi, non solo come donna, ma come Persona!

Se desideri tutto questo anche per te, vieni con noi a IO Donna, dove condividiamo per quattro giornate esperienza di vita, idee, confronto, valori e competenze personali straordinarie. Una leadership spontanea e naturale distingue le Donne che hanno fatto questa esperienza.